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416. Denis   (17.06.2004 22:10)
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11

Lassare il velo o per sole o per ombra, donna, non vi vid''io poi che in me conosceste il gran desio ch''ogni altra voglia d''entr''al cor mi sgombra. Mentr''io portava i be'' pensier'' celati, ch''anno la mente desiando morta, vidivi di pietate ornare il volto; ma poi ch''Amor di me vi fece accorta, fuor i biondi capelli allor velati, et l''amoroso sguardo in se raccolto. Quel ch''i'' piu desiava in voi m''e tolto: si mi governa il velo che per mia morte, et al caldo et al gielo, de'' be'' vostr''occhi il dolce lume adombra.

12

Se la mia vita da l''aspro tormento si puo tanto schermire, et dagli affanni, ch''i'' veggia per vertu de gli ultimi anni, donna, de'' be'' vostr''occhi il lume spento, e i cape'' d''oro fin farsi d''argento, et lassar le ghirlande e i verdi panni, e ''l viso scolorir che ne'' miei danni a llamentar mi fa pauroso et lento: pur mi dara tanta baldanza Amore ch''i'' vi discovriro de'' mei martiri qua'' sono stati gli anni, e i giorni et l''ore; et se ''l tempo e contrario ai be'' desiri, non fia ch''almen non giunga al mio dolore alcun soccorso di tardi sospiri.

13

Quando fra l''altre donne ad ora ad ora Amor vien nel bel viso di costei, quanto ciascuna e men bella di lei tanto cresce ''l desio che m''innamora. I'' benedico il loco e ''l tempo et l''ora che si alto miraron gli occhi mei, et dico: Anima, assai ringratiar dei che fosti a tanto honor degnata allora. Da lei ti ven l''amoroso pensero, che mentre ''l segui al sommo ben t''invia, pocho prezando quel ch''ogni huom desia; da lei vien l''animosa leggiadria ch''al ciel ti scorge per destro sentero, si ch''i'' vo gia de la speranza altero.

14

Occhi miei lassi, mentre ch''io vi giro nel bel viso di quella che v''a morti, pregovi siate accorti, che gia vi sfida Amore, ond''io sospiro. Morte po chiuder sola a'' miei penseri l''amoroso camin che gli conduce al dolce porto de la lor salute; ma puossi a voi celar la vostra luce per meno obgetto, perche meno interi siete formati, et di minor virtute. Pero, dolenti, anzi che sian venute l''ore del pianto, che son gia vicine, prendete or a la fine breve conforto a si lungo martiro.

15

Io mi rivolgo indietro a ciascun passo col corpo stancho ch''a gran pena porto, et prendo allor del vostr''aere conforto che ''l fa gir oltra dicendo: Oime lasso! Poi ripensando al dolce ben ch''io lasso, al camin lungo et al mio viver corto, fermo le piante sbigottito et smorto, et gli occhi in terra lagrimando abasso. Talor m''assale in mezzo a''tristi pianti un dubbio: come posson queste membra da lo spirito lor viver lontane? Ma rispondemi Amor: Non ti rimembra che questo e privilegio degli amanti, sciolti da tutte qualitati humane?

16

Movesi il vecchierel canuto et biancho del dolce loco ov''a sua eta fornita et da la famigliuola sbigottita che vede il caro padre venir manco; indi trahendo poi l''antiquo fianco per l''extreme giornate di sua vita, quanto piu po, col buon voler s''aita, rotto dagli anni, et dal cammino stanco; et viene a Roma, seguendo ''l desio, per mirar la sembianza di colui ch''ancor lassu nel ciel vedere spera: cosi, lasso, talor vo cerchand''io, donna, quanto e possibile, in altrui la disiata vostra forma vera.

17

Piovonmi amare lagrime dal viso con un vento angoscioso di sospiri, quando in voi adiven che gli occhi giri per cui sola dal mondo i'' son diviso. Vero e che ''l dolce mansueto riso pur acqueta gli ardenti miei desiri, et mi sottragge al foco de'' martiri, mentr''io son a mirarvi intento et fiso. Ma gli spiriti miei s''aghiaccian poi ch''i'' veggio al departir gli atti soavi torcer da me le mie fatali stelle. Largata alfin co l''amorose chiavi l''anima esce del cor per seguir voi; et con molto pensiero indi si svelle.

18

Quand''io son tutto volto in quella parte ove ''l bel viso di madonna luce, et m''e rimasa nel pensier la luce che m''arde et strugge dentro a parte a parte, i'' che temo del cor che mi si parte, et veggio presso il fin de la mia luce, vommene in guisa d''orbo, senza luce, che non sa ove si vada et pur si parte. Cosi davanti ai colpi de la morte fuggo: ma non si ratto che ''l desio meco non venga come venir sole. Tacito vo, che le parole morte farian pianger la gente; et i'' desio che le lagrime mie si spargan sole.

19

Son animali al mondo de si altera vista che ''ncontra ''l sol pur si difende; altri, pero che ''l gran lume gli offende, non escon fuor se non verso la sera; et altri, col desio folle che spera gioir forse nel foco, perche splende, provan l''altra vertu, quella che ''encende: lasso, e ''l mio loco e ''n questa ultima schera. Ch''i'' non son forte ad aspectar la luce di questa donna, et non so fare schermi di luoghi tenebrosi, o d'' ore tarde: pero con gli occhi lagrimosi e ''nfermi mio destino a vederla mi conduce; et so ben ch''i'' vo dietro a quel che m''arde.

20

Vergognando talor ch''ancor si taccia, donna, per me vostra bellezza in rima, ricorro al tempo ch''i'' vi vidi prima, tal che null''altra fia mai che mi piaccia. Ma trovo peso non da le mie braccia, ne ovra da polir colla mia lima: pero l''ingegno che sua forza extima ne l''operation tutto s''agghiaccia. Piu volte gia per dir le labbra apersi, poi rimase la voce in mezzo ''l pecto: ma qual son poria mai salir tant''alto? Piu volte incominciai di scriver versi: ma la penna et la mano et l''intellecto rimaser vinti nel primier assalto.

415. Denis   (17.06.2004 22:10)
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Francesco Petrarca. Canzoniere

--------------------------------------------------------------- Origin: Francesco Petrarca "Canzoniere" ---------------------------------------------------------------

1

Voi ch''ascoltate in rime sparse il suono di quei sospiri ond''io nudriva ''l core in sul mio primo giovenile errore quand''era in parte altr''uom da quel ch''i'' sono, del vario stile in ch''io piango et ragiono fra le vane speranze e ''l van dolore, ove sia chi per prova intenda amore, spero trovar pieta, nonche perdono. Ma ben veggio or si come al popol tutto favola fui gran tempo, onde sovente di me medesmo meco mi vergogno; et del mio vaneggiar vergogna e ''l frutto, e ''l pentersi, e ''l conoscer chiaramente che quanto piace al mondo e breve sogno.

2

Per fare una leggiadra sua vendetta et punire in un di ben mille offese, celatamente Amor l''arco riprese, come huom ch''a nocer luogo et tempo aspetta. Era la mia virtute al cor ristretta per far ivi et ne gli occhi sue difese, quando ''l colpo mortal la giu discese ove solea spuntarsi ogni saetta. Pero, turbata nel primiero assalto, non ebbe tanto ne vigor ne spazio che potesse al bisogno prender l''arme, overo al poggio faticoso et alto ritrarmi accortamente da lo strazio del quale oggi vorrebbe, et non po, aitarme.

3

Era il giorno ch''al sol si scoloraro per la pieta del suo factore i rai, quando i'' fui preso, et non me ne guardai, che i be'' vostr''occhi, donna, mi legaro. Tempo non mi parea da far riparo contra colpi d''Amor: pero m''andai secur, senza sospetto; onde i miei guai nel commune dolor s''incominciaro. Trovommi Amor del tutto disarmato et aperta la via per gli occhi al core, che di lagrime son fatti uscio et varco: pero al mio parer non li fu honore ferir me de saetta in quello stato, a voi armata non mostrar pur l''arco.

4

Que'' ch''infinita providentia et arte mostro nel suo mirabil magistero, che crio questo et quell''altro hemispero, et mansueto piu Giove che Marte, vegnendo in terra a ''lluminar le carte ch''avean molt''anni gia celato il vero, tolse Giovanni da la rete et Piero, et nel regno del ciel fece lor parte. Di se nascendo a Roma non fe'' gratia, a Giudea si, tanto sovr''ogni stato humiltate exaltar sempre gli piacque; ed or di picciol borgo un sol n''a dato, tal che natura e ''l luogo si ringratia onde si bella donna al mondo nacque.

5

Quando io movo i sospiri a chiamar voi, e ''l nome che nel cor mi scrisse Amore, LAUdando s''incomincia udir di fore il suon de'' primi dolci accenti suoi. Vostro stato REal, che ''ncontro poi, raddoppia a l''alta impresa il mio valore; ma: TAci, grida il fin, che farle honore e d''altri homeri soma che da'' tuoi. Cosi LAUdare et REverire insegna la voce stessa, pur ch''altri vi chiami, o d''ogni reverenza et d''onor degna: se non che forse Apollo si disdegna ch''a parlar de'' suoi sempre verdi rami lingua mortal presumptuosa vegna.

6

Si traviato e ''l folle mi'' desio a seguitar costei che ''n fuga e volta, et de'' lacci d''Amor leggiera et sciolta vola dinanzi al lento correr mio, che quanto richiamando piu l''envio per la secura strada, men m''ascolta: ne mi vale spronarlo, o dargli volta, ch''Amor per sua natura il fa restio. Et poi che ''l fren per forza a se raccoglie, i'' mi rimango in signoria di lui, che mal mio grado a morte mi trasporta: sol per venir al lauro onde si coglie acerbo frutto, che le piaghe altrui gustando afflige piu che non conforta.

7

La gola e ''l sonno et l''otiose piume anno del mondo ogni vertu sbandita, ond''e dal corso suo quasi smarrita nostra natura vinta dal costume; et e si spento ogni benigno lume del ciel, per cui s''informa humana vita, che per cosa mirabile s''addita chi vol far d''Elicona nascer fiume. Qual vaghezza di lauro, qual di mirto? Povera et nuda vai philosophia, dice la turba al vil guadagno intesa. Pochi compagni avrai per l''altra via: tanto ti prego piu, gentile spirto, non lassar la magnanima tua impresa.

8

A pie'' de'' colli ove la bella vesta prese de le terrene membra pria la donna che colui ch''a te ne ''nvia spesso dal somno lagrimando desta, libere in pace passavam per questa vita mortal, ch''ogni animal desia, senza sospetto di trovar fra via cosa ch''al nostr''andar fosse molesta. Ma del misero stato ove noi semo condotte da la vita altra serena un sol conforto, et de la morte, avemo: che vendetta e di lui ch''a cio ne mena, lo qual in forza altrui presso a l''extremo riman legato con maggior catena.

9

Quando ''l pianeta che distingue l''ore ad albergar col Tauro si ritorna, cade vertu da l''infiammate corna che veste il mondo di novel colore; et non pur quel che s''apre a noi di fore, le rive e i colli, di fioretti adorna, ma dentro dove gia mai non s''aggiorna gravido fa di se il terrestro humore, onde tal fructo et simile si colga: cosi costei, ch''e tra le donne un sole, in me movendo de'' begli occhi i rai cria d''amor penseri, atti et parole; ma come ch''ella gli governi o volga, primavera per me pur non e mai.

10

Gloriosa columna in cui s''appoggia nostra speranza e ''l gran nome latino, ch''ancor non torse del vero camino l''ira di Giove per ventosa pioggia, qui non palazzi, non theatro o loggia, ma ''n lor vece un abete, un faggio, un pino tra l''erba verde e ''l bel monte vicino, onde si scende poetando et poggia, levan di terra al ciel nostr''intellecto; e ''l rosigniuol che dolcemente all''ombra tutte le notti si lamenta et piagne, d''amorosi penseri il cor ne ''ngombra: ma tanto bel sol tronchi, et fai imperfecto, tu che da noi, signor mio, ti scompagne.

414. тётя Люда   (17.06.2004 17:30)
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409. Ghost   (16.06.2004 13:44)
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402.   (08.06.2004 22:27)
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